lunedì 12 maggio 2014

Recensione - Il club dei suicidi, di Albert Borris

Finalmente sono riuscita a finire questo libro! :P
Titolo: Il club dei suicidi
Autore: Albert Borris
Pagine: 304
Prezzo: 9,90€
Casa Editrice: Giunti (Y)

Trama:
Sul sedile posteriore della macchina il timido protagonista Owen ripensa ai suoi sette tentativi di suicidio fallito. Così inizia "Crash into me", un romanzo on the road, il viaggio strampalato della strana compagnia dei "Suicide Dogs", quattro teenagers legati da un patto di morte. Dopo essersi conosciuti in una chat per aspiranti suicidi, i ragazzi decidono di partire dal New Jersey e attraversare il paese in un pellegrinaggio che toccherà le tombe di alcune celebrità che si sono tolte la vita, dalla poetessa Anne Sexton, prima tappa a Boston, a Kurt Cobain, passando per Judy Garland, Ernest Hemingway e Hunter S. Thompson. Un rituale che dovrebbe preludere al loro stesso suicidio. Scenario drammatico per il traguardo: la Death Valley.

Voto: 3.5/5

Il club dei suicidi per me è stata una lettura un po' complicata. Non per il tema (avevo già letto Le vergini suicide, per esempio) ma perchè l'avevo iniziato anni fa e non ero riuscita a portarlo a termine. Ma mi sono obbligata e ora eccomi qui a parlarvene.

Iniziamo con un piccolo ehm... aneddoto: al mio libro mancano delle pagine. Si vede che non eravamo proprio destinati, eh? In pratica ci sono, di punto in bianco, delle pagine senza scritte. Quindi l'unico motivo per cui sono riuscita a finirlo è la mia gemellina Rowan (Grazie!) che mi ha mandato le foto delle pagine mancanti. Ma perchè tutte a me?!

Durante la lettura ho anche scoperto cos'è che me l'aveva fatto rimettere sullo scaffale a prendere polvere. Lo stile dell'autore. In pratica: Albert Borris parla attraverso Owen, uno dei quattro ragazzi, e ha un stile davvero... particolare, per non dire strano. C'è qualcosa che non mi ha convinto, ma non riesco davvero a spiegarlo a parole. Sembra quasi privo di emozioni; un continuo susseguirsi di frasi che riportano solo fatti, che non arriva mai alle emozioni vere e proprie. Forse è così che gli adulti vedono i teenager, che non mostrano mai emozioni, chi lo sa. O forse vedono così i suicidi.

In ogni caso mi è piaciuto scoprire di più su questi quattro personaggi, in particolare su una delle due ragazze, Jin-Ae. Sono tutti piuttosto complessi, come era ovvio, pieni di problemi che oscurano alla loro vista le possibilità di essere felici. Ma è proprio imbarcandosi in questo viaggio che dovrebbe portarli dritti alla tomba che scopriranno che qualcuno che tiene a loro c'è. Soprattutto quelli con cui hanno passato ogni minuto della loro vita per le ultime due settimane. Ed è qui che ho davvero iniziato a provare qualcosa per i personaggi, all'incirca a metà del libro, quando capiscono che forse il suicidio non è davvero quello che vogliono, che forse la strada più facile non è quella che li renderà felici.

Ma hanno firmato un patto, quindi come faranno a sottrarsi da questo obbligo? E soprattutto, avranno la forza di farlo? 


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