martedì 23 giugno 2020

Recensione: Stepsister, di Jennifer Donnelly

Titolo: Stepsister - Sorelle di sangue
Autore: Jennifer Donnelly
Pagine: 468
Prezzo: 18,00€
Casa Editrice: Mondadori
Data di uscita: 23 Giugno 2020

Trama:
In un mondo dove una ragazza può essere solo brava, obbediente e soprattutto bella, non c'è posto per giochi di guerra e corse a cavallo: ovvero per tutte le cose che Isabelle ama. Quando, costretta da Maman, si mozza le dita dei piedi per farle entrare nella scarpetta e aggiudicarsi il matrimonio con il principe, Isabelle viene scoperta. E al suo posto viene scelta Ella, la sorellastra buona, la perfetta Cenerentola delle fiabe. A Isabelle resta solo la vergogna più nera e l'ostilità di tutta Saint-Michel. Ma è proprio vero che il destino di una sorellastra "cattiva" è vivere ai margini e che l'unica strada possibile è quella dell'infelicità? Il marchese de la Chance non la pensa così e forse l'unica cosa che può salvare Isabelle è capire che per tutte c'è una possibilità, e che la vera bellezza è scegliere la propria strada e percorrerla senza voltarsi indietro. Questa è una fiaba oscura. E una fiaba crudele. E una fiaba da un altro tempo, un tempo in cui i lupi restavano ad aspettare le bambine nella foresta. Quel tempo è ormai passato. Ma i lupi sono ancora qui e sono due volte più scaltri. Le bestie rimangono. E la morte ancora si nasconde in una spolverata di bianco. E crudele per qualunque ragazza che smarrisca il sentiero. Più crudele ancora per una ragazza che smarrisca se stessa. Sappi che è pericoloso allontanarsi dal sentiero. E tuttavia è molto più pericoloso non farlo. 


Voto: 3.5/5
(Quanto è azzeccato il rating per un retelling di Cenerentola???)

Recensione:
Potevo mai tirarmi indietro quando si tratta di un retelling di Cenerentola? Ovvio che no. Però prima precisiamo una cosa: è un retelling fino lì. Non ci hanno mai raccontato, nella fiaba originale, esattamente cos'è successo alle sorellastre una volta che Cenerentola sposa il principe (qualche vago accenno, "andarono lontano e non tornarono più nel regno" e via dicendo) quindi questa è una storia completamente nuova. È condizionata dall'antefatto, Isabelle si è tagliata le dita dei piedi per poter entrare nella scarpetta, ma tutto quello che succede di seguito è veramente inaspettato.

Ho a casa un altro libro di Jennifer Donnelly ma non l'ho ancora letto, quindi non sapevo davvero cosa aspettarmi da questa autrice. Mi ha sorpresa: non tanto nello stile, che comunque rimane molto scorrevole e piacevole, ma quanto per il twist che è stata in grado di pensare per le sorellastre.

La nostra protagonista è Isabelle, solo una delle due (infatti il titolo è al singolare), e la sua vita dopo il matrimonio di Ella con il principe ha preso una piega diversa da quella che la madre sperava per lei. A Saint Michel tutti le odiano, le sorellastre brutte, per quello che hanno fatto passare negli anni alla principessa gentile. La storia è ovviamente più complicata di così, perché l'odio (o, in questo caso, direi piuttosto la gelosia) non sono sentimenti semplici e hanno tantissime sfumature.

Jennifer Donnelly però non ci parla solo di Isabelle, ma introduce personaggi che conducono il gioco molto più di quello che si pensava. Il Marchese de la Chance e il Fato hanno lo zampino nella storia di Isabelle, ma alla fine... ogni uomo è artefice del proprio destino, o no? Questo aspetto particolare della storia mi ha reso dubbiosa in un primo momento ma poi devo dire che mi è piaciuto, perché le dinamiche sono abbastanza complicate e aggiungono un livello ulteriore oltre alla storia che ci era stata promessa.
La sorella Octavia, Tavi come diminutivo, è un altro personaggio molto interessante: è più interessata alla scienza e ai libri che ad un marito e lo esclama chiaro e forte a chiunque glielo chieda. Mi è sembrata una bella aggiunta per essere ambientato nel passato. Ho qualcosa da dire sul carattere delle sorellastre, e lo vedrete infondo alla recensione, ma secondo me Tavi meritava più spazio e più occasione di spiegare le sue stesse azioni.

La storia è piuttosto cupa, viene etichettato come un retelling dark, ma vi rassicurerei sul fatto che ci sono libri molto più spaventosi di questo. L'autrice incorpora elementi fantastici oscuri e imprevedibili e anche se di sicuro la situazione in cui le sorelle si trovano non è rosea, il libro rimane comunque molto accessibile.

Ho solo due appunti da fare. Sono sotto esami e leggo veramente pochissimo e ho trovato soprattutto l'inizio un po' lento e quindi mi sono dovuta un po' sforzare i primi giorni per aprire il kobo e leggere, ma l'ho catalogato come fatto fisiologico perché in effetti capita che molti romanzi ci mettano un po' ad ingranare.
La seconda è che secondo me hanno ridotto un po' il carattere delle sorellastre: vengono chiamate sorellastre cattive per un motivo e invece nel giro di qualche pagina vengono spiegati anni di silenzi davanti alle torture della matrigna e avviene un character development molto veloce, quasi come se in realtà non fossero mai state partecipi della cosa. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche riflessione in più sul loro comportamento o qualche ricordo dal passato in più.

Nel complesso però mi sento di consigliarvelo se amate i retelling (o per lo meno le storie ispirate alle fiabe), se siete curiosi di questioni come fato e fortuna e se magari segretamente avete sempre sperato che ci fosse di più dietro le sorellastre di Cenerentola.

sabato 1 febbraio 2020

Netflix | Anne with an E #3 - I parallel

Questo è l'ultimo post della serie dedicata ad Anne with an E! Qui trovate il primo e il secondo, e se invece volete vedere le storie che ho fatto in proposito le ho salvate sul mio profilo instagram (@nu_angelica).

Siccome, come avete avuto modo di capire, mi era presa un po' male dopo la cancellazione della serie, non ho fatto altro che riguardare l'ultima ma anche le prime due stagioni da novembre ad oggi. Così facendo non ho potuto fare a meno di notare quanti piccoli parallel e quanti riferimenti alle precedenti stagioni Moira Walley-Beckett, la sceneggiatrice/produttrice, avesse inserito nella terza stagione. Ecco quelli che ho personalmente notato io e che mi stanno più a cuore. Chissà che voi non ne abbiate trovati altri!

ATTENZIONE AGLI SPOILER

1. Robin's egg blue dress

Nella prima stagione, quando Anne parla del suo colore preferito, dice tra i tanti che si tratta di quel particolare azzurro che hanno le uova di pettirosso. Poi Matthew le compra il famoso vestito, che ovviamente è di quel colore. Ma quello che veramente mi ha uccisa è stato che Marilla, nell'ultima stagione, quando compra la stoffa per i vestiti che Anne porterà con sé al college non compra la solita stoffa marrone, ma la compra verde e... blu? Ma non veramente blu, una specie di color petrolio che nella mia mente è stato subito classificato come la versione cresciuta dell'azzurro che Anne aveva chiesto per il suo primo bel vestito. Aspettate che vado a piangere nell'angolino e torno.

You are a wish come true I never knew I was making

2. La morte di Mary e quella del padre di Gilbert

Sicuramente una delle scene più dolorose della prima stagione è quella riguardante la morte del padre di Gilbert e il litigio che Anne e Gilbert hanno subito dopo. Lei lo insegue per un po' e quando lo raggiunge gli dice che comunque è fortunato rispetto a lei che è sempre stata orfana... okay Anne, magari non proprio la cosa esatta da dire. Invece, nella terza stagione, con la morte di Mary Anne ha completamente cambiato atteggiamento. In una scena che rispecchia moltissimo quella precedente Anne cammina di fianco a Gilbert, gli parla e lo rassicura, ed è lui che la segue ad un certo punto. Per non parlare poi dell'abbraccio finale, diametralmente opposto alla litigata che avevano fatto nell'altra scena. 

3. Penpals

Io non so se voi ve la ricordate la seconda stagione. Era inizia super noiosa, per me, con tutta la questione dell'oro ad Avonlea e poi si era molto risollevata col ritorno di Gilbert e l'arrivo di Miss Stacey. Delle prime puntate però possiamo ricordare come Anne, alla notizia del possibile oro, aveva scritto a Gilbert una lettera. Lui le aveva risposto. Diana, dopo questo scambio di lettere e vista la perplessità di Anne che riteneva assurdo che Gilbert non tornasse per l'oro, ipotizza che lui voglio diventare suo amico di penna (penpals), in modo che possano continuare a scriversi. Poi non dimentichiamo il primo, inconfondibile, segno che Anne provasse già qualcosa per Gilbert: Diana vuole dare la lettera a Ruby in modo che possa piangerci sopra ("for her to cry over!") ma Anne fa una faccia strana e quindi Diana è costretta a ritrattare ("unless you want it..."). Adorabile.
Quando nell'ultima puntata della s3 Gilbert dice ad Anne di non poter restare, perché lo attendono all'Università di Toronto, entrambi contemporaneamente esclamano "Penpals?" (non chiedetemi come lo dicono in italiano, l'ho visto in inglese, ma penso di aver reso l'idea). LO VEDE QUESTO PARALLEL?

4. "But if I wanted to kiss a boy, couldn't I just... kiss him?"

In una specifica scena della prima o seconda stagione, Anne chiede a due imbarazzatissimi Marilla e Matthew, le cui relazioni sentimentali sono state chiaramente quasi inesistenti, come sia un bacio. Tra le tante questioni che si pone Anne in realtà quella dei baci è abbastanza ricorrente: pensa sempre che nessuno la bacerà mai. Tutti le ripetono che quando qualcuno la amerà, sarà in quel momento che verrà baciata. Ma Anne obbietta, chiedendo se non possa essere lei stessa la prima a baciare una persona. E COSA FA NEL FINALE? Dopo che Gilbert le chiede "Do you really have feelings for me?" lei invece di rispondergli a parole prende e lo bacia, come risposta. Finalmente. Grazie Anne, sei tutti noi. Che ship.


Ho finalmente finito di rompervi le scatole con questa serie (qui sul blog almeno, sui social non posso garantirvi altrettanto). Sono davvero curiosa di sapere se voi avete notato altre cose (ce ne sono mille, ma non potevo includerle tutte e queste mi sembravano molto significative) e soprattutto quale serie ossessiona VOI!

mercoledì 29 gennaio 2020

Netflix | Anne with an E #2 - I motivi per cui la storia non è conclusa

Nel primo post di questa breve serie, vi ho parlato un po' della cancellazione di questa bellissima (per me) serie e di tutto quello che i fan stanno facendo per salvarla. Su quel fronte non ci rimane che incrociare le dita! Io però oggi sono qui a parlavi meglio dei motivi per cui, evidentemente, la serie non era conclusa, anche se Netflix ha pensato il contrario. 
Vi avviso: CI SARANNO SPOILER, sulla terza stagione e ovviamente anche sulle precedenti. Mi dispiace ma per l'argomento non era possibile non spoilerare nulla. Spero che non vi crei troppi problemi e se non l'avete ancora vista... andate e guardatela tutti (e poi tornate a dirmi cosa secondo voi andava concluso!)

***

Ricordate che Moira Walley-Beckett aveva in programma una storia spalmata nell'arco di 5 stagioni, per cui non tutto rimane aperto ma di sicuro la storia che voleva raccontare non era conclusa. Soprattutto, ripetiamo insieme: non è che siccome i due protagonisti si sono finalmente baciati la storia è da considerarsi conclusa. La ship non è tutto.

1. La storia di Ka'kwet 
Non solo quella di Ka'kwet era una storia interessante, per quanto orribile, e struggente, ma meritava di ricevere una conclusione, bella o brutta. Ka'kwet diventa Anna/Hannah (interessante riferimento ad Anne, che abbia chiesto lei questo nome?) e sebbene tutti conosciamo il destino di questi bambini, di certo non roseo, la sua storyline meritava di essere conclusa. Per me Ka'kwet rimarrà sempre lì, a picchiare il pugno sulla finestra, mentre i genitori dormono nel bosco, minacciati da persone che avevano promesso solo cose buone per la loro figlia.

2. Il College e Diana
Pensate a quanto Anne è riuscita a conquistare solo stando nella piccola, adorabile, Avonlea. Ha lottato per l'uguaglianza per Cole, ha difeso Josie Pye con tutta sé stessa perché sapeva che quello che la ragazza aveva subito era sbagliato, ha protestato davanti a uomini bigotti e arretrati, ha trovato la sua vocazione di diventare insegnante, ha riempito la casa dei Cuthbert con stramberie e amore... vi immaginate non poter sapere cosa la attenderà al college? Che, quasi per definizione, è il posto in cui le menti si aprono e si cresce? So che la nostra Anne era già determinata e coraggiosa, ma tutte le persone che potrebbe conoscere al college e tutto quello che potrebbe capitarle è un campo pieno di possibilità! Moira avrebbe grandi cose da farci vedere, ne sono sicura.
In più, questo è l'unico adattamento ad oggi in cui Diana riesce a convincere i suoi genitori a lasciarla andare al Queen's College! So che non tutti erano favorevoli a questo cambiamento ma secondo me la bellezza di questa storia è anche il fatto che possa essere adattata a tante generazioni diverse, e il fatto che Diana prenda in mano il suo destino perché sente che fare la moglie non faccia per lei è molto interessante. Non c'è niente di male a volersi sposare, ma non c'è niente di male a voler sperimentare questo tipo di libertà e volersi creare un futuro indipendente.

3. Le lettere
Non so voi, ma io ho imparato a memoria la lettera di Gilbert (se qualcuno mi dice dove trovare uno come lui sono pronta a correre). Ma il fatto che non le abbiano mai lette significa che: 1. Nessuno dei due ha detto "ti amo" all'altro, perché Anne aveva scritto letteralmente "I love you" e Gilbert "You are the fond object of my affection and my desire. You and you alone are the keeper of the key to my heart", che è la versione alla Anne di qualsiasi tipo di dichiarazione d'amore (e vi giuro che l'ho saputa scrivere a memoria senza sbirciare l'originale); ma soprattutto 2. GILBERT NON LE HA CHIESTO DI SPOSARLO. Sempre nella suddetta lettera Gilbert diceva "I am not engaged, nor will I be, unless it is to you Anne, my Anne with an e. It always has and always will be you." Yep, a me suona come una mezza proposta. Siamo stati derubati del momento in cui Anne avrebbe sentito/letto quelle parole DUE volte: dalla scena della distruzione della lettera e poi dalla cancellazione.

4. Bash
La questione di Bash per me è molteplice. Innanzitutto dobbiamo ricordarci che Bash non ha ancora saputo che Anne e Gilbert si sono ritrovati, per cui siamo stati derubati di un altro balletto accompagnato da un "te l'avevo detto". In più nella seconda parte della stagione, dopo la dolorosa morte di Mary (non ce lo meritavamo) mi è parso che stessero spingendo lui e Miss Stacey l'uno nelle braccia dell'altro e, sinceramente, non mi dispiacerebbero come coppia. Miss Stacey cercava qualcuno che potesse essere avventuroso come il marito defunto, e sicuramente è l'unica ad Avonlea della sua età che potrebbe stare con una persona di colore a questo punto della storia, e Bash sembrava così perso, giustamente, dopo la morte di Mary mentre con Miss Stacey sembrava aver trovato qualcuno che lo capiva.
Per non menzionare il fatto che ci meritavamo anche di vedere crescere quella bambina stupenda, mannaggia.

Inoltre, le ragazze dovrebbero poter trovare le risposte a quelle certe domande che avevano per Gilbert a metà stagione. Ma questa la lascio qui così, senza spiegare oltre.

Insomma ragazzi, c'è solo una cosa buona di questa cancellazione.
E mi riferisco a ciò che succede a Matthew nel primo libro della serie, che qui non è ancora accaduto, grazie al cielo.

Voi avete qualche altra storyline da suggerire?

domenica 26 gennaio 2020

Netflix | Anne with an E #1 - La cancellazione

Questo primo post è spoiler-free! Il #2 e il #3 purtroppo non lo saranno, ma magari leggendo questo inizierete la serie e quindi non avrete poi problemi, chissà...

Se mi conoscete, o mi seguite su instagram, vi sarete accorti che sono un po' in fissa con Chiamatemi Anna. Come lo sono stata dopo aver finito la prima stagione. E la seconda. Ahimè. Perché è stata cancellata da Netflix e dalla CBC.

Visto che so molto più di quello che dovrei (entro in alcune fase ossessive con le cose che mi piacciono in cui penso solo a quello - sono una fangirl in pratica, come se non lo sapessimo già) vi spiego un po' la situazione ma soprattutto vi voglio parlare della serie e del perché la terza stagione è la migliore fino ad ora, comprese tutte le cose che ho notato.

Essenzialmente la serie è co-prodotta da Netflix e da una rete televisiva canadese, la famosa CBC. Infatti l'accordo prevedeva che la serie andasse in onda un anno in anteprima sulle tv canadesi (come è stato con la prima e con la terza) e un anno su Netflix (come è stato per la seconda, e sarebbe stato per la quarta se non l'avessero cancellata). Ora, il motivo dato per la cancellazione è stato che la serie non raggiungeva abbastanza visualizzazioni per portarla avanti. Onestamente a me sembra ridicolo perché non solo questa valutazione è stata fatta solo per le views canadesi (quando invece quelle di Netflix erano mondiali quindi coprivano un più ampio spettro di pubblico) ma anche senza alcun tipo di pubblicità da parte di Netflix la serie ha conquistato tantissimi fan. Fan che ancora ad oggi portano avanti l'hastag #renewannewithane su twitter con più di 11 mila tweet dalla cancellazione (sì, li seguo tutti i giorni dal fatidico 26 novembre), hanno parlato con ogni costumer service possibile e immaginabile (possibile che Disney+ sia interessato a portare avanti Anne?) e hanno addirittura finanziato un cartellone pubblicitario a Toronto per pubblicizzare la serie, e ieri e oggi anche a Times Square ce n'è uno (quello nella foto). Non ho mai visto tanta devozione da parte di un fandom. Non ce la meritiamo questa cancellazione.

Ad ogni modo, io penso onestamente che la terza si sia dimostrata all'altezza delle prime due e le abbia addirittura superate. Moira Walley-Beckett, la creatrice della serie, ha costruito una storia basata su dei classici meravigliosi adattandola con delle tematiche che stanno a cuore anche a noi oggi e non mi ha affatto delusa. Ci sono adattamenti più fedeli, come i film degli anni '80, ma adattarli anche ad una nuova generazione secondo me non è stata una scelta sbagliata.
Ma non solo per i temi, Moira è da elogiare per come è riuscita a rendere coese tre stagioni e far chiudere il cerchio su determinati momenti che - con i miei numerosi rewatch - non ho potuto non notare. Solo che questa non era decisamente una stagione finale.

Anche diverse celebrity hanno abbracciato la causa dei fan riconoscendo la bellezza della serie. Ryan Reynolds (sempre sia lodato) ha twittato direttamente a Netflix la sua opinione sulla cancellazione e anche Sam Smith ha detto che l'ha iniziata e la sta amando.

Ora, questo è il primo di una serie di 3 post. Vi ho parlato un po' della cancellazione e delle cose che stanno succedendo nel fandom ma vorrei poi parlavi di alcuni altri argomento. Nello specifico fare un piccolo elenco del perché secondo me diverse storyline sono rimaste aperte e invece di parallel che ho notato con le altre stagioni che mi hanno provato quanto Moira avesse pensato veramente alla serie come una cosa unica e non stesse scrivendo solo delle stagioni a sé, e quindi chissà cosa sarebbe ancora potuto venirne fuori.

Magari non vi interessa ma è un argomento che a me sta molto a cuore e ho in programma anche delle storie su Ig che possano accompagnare questi post. Spero che mi seguiate e che magari abbiate voglia di raccontarmi cosa pensate voi di Anne with an E!

#renewannewithane

lunedì 13 gennaio 2020

Recap Libri 2019!

È talmente tanto tempo che non aggiorno il blog che non so quasi neanche più come si fa. Ma ci tenevo a fare una somma di quello che ho letto nel 2019, perché anche se non ho postato molto qui su instagram sono sempre attiva (parlo di libri, serie tv e ultimamente dell'altra mia grande passione, i musical - mi trovate @nu_angelica) e non ho di certo smesso di leggere!

Il 2019 mi ha portato ad iniziare la magistrale a Venezia che, vi dirò, non mi sta soddisfacendo troppo. È che mi manca molto Milano, e il viaggio costante su italo sembra sempre infinito quando lo fai troppo spesso. Non solo, ma ho anche iniziato uno stage in una piccola casa editrice! Per cui non ho raggiunto il mio obbiettivo di Goodreads (dovevo leggere 55 libri, ma ne ho letti "solo" 44) ma mi sarei avvicinata molto di più se avessi potuto includere libri che in realtà non sono ancora usciti. Comunque posso dire di essere abbastanza soddisfatta delle mie letture, perché non mi sono posta troppi paletti e ho lasciato a metà più libri di quanti avrei voluto, ma perché obbligarmi (quando stavo già leggendo poco) a leggere cose che non mi stavano entusiasmando?

Voi invece che anno avete passato? Che tipo di letture avete fatto? Qualche genere nuovo che avete esplorato o qualche autore nuovo che avete scoperto?

I libri che ricordo con più affetto letti nel 2019 sono sicuramente due serie:

The Winner's Trilogy, di Marie Rutkoski
Questa trilogia non solo mi ha sorpresa (avevo il primo libro da anni in libreria e non l'avevo mai neanche sfogliato) ma mi ha proprio catturata al punto da non riuscire a smettere di leggerla. È stata una delle prime letture fatte a Venezia e una delle mie coinquiline può confermare che sono stata sveglia fino a notte tarda per finire il terzo volume. Non solo, ma poi l'ho anche contagiata e ora pure lei non riesce a smettere di pensare a QUELLA scena del secondo libro (il punto più alto della serie, se chiedete a me. C'entra dell'olio ma non si tratta di sesso, non vi dico altro).


The Renegades Trilogy, di Marissa Meyer
La seconda serie è questa. Sapete tutti benissimo su questo blog che la Meyer è, e rimarrà sempre, una delle mie autrici preferite anche solo per il fatto di aver prodotto le Cronache Lunari. Non penso che Renegades sia all'altezza della sua prima serie ma, quando ho letto l'ultimo volume, mi sono riscoperta più investita nella storia di quanto mi era parso leggendo i primi due libri. Sono rimasta piacevolmente sorpresa e non escludo la possibilità di rileggerla tra qualche tempo.

Un'altra cosa che ho amato è stata una graphic novel:

Il principe e la Sarta, di Jen Wang
È stata la graphic novel più bella dell'anno (non che ne abbia lette molte) ma che ha scatenato la lettura di un altro paio di fumetti che avevo in casa e che mi sono veramente piaciuti. Certo, la storia della Wang trionfa su qualsiasi altra cosa io abbia letto in ambito graphic novel, ma spero di continuare a leggerne anche nel 2020.

Visto che parlare di ciò che non mi è piaciuto non mi piace molto, vi menziono solo un paio di titoli. Uno è la serie di The Raven Boys che ho finalmente finito, a forza. Ho recuperato gli ultimi due volumi con delle amiche ma veramente perché mi sono sforzata. Se mi chiedete in questo istante cosa diavolo succede negli ultimi due volumi, non ve lo so dire.

L'altro ve lo dico sottovoce perché, ahimè, è stata una grande delusione:

King of Scars, di Leigh Bardugo
Vi dico che è stata una delusione perché era probabilmente il libro più atteso del 2020 per me (insieme a Queen of Nothing), perché se c'è un personaggio che ho amato sopra tutti gli altri nella Grisha Trilogy era sicuramente Nikolai, che è il protagonista di King of Scars.
Quello che ha combinato la Bardugo con il mondo magico non mi è piaciuto, poteva fare qualcosa di più originale e meno trito. Conservo delle speranze solo perché la storyline dei personaggi rimasti a palazzo e dell'intrigo di corte invece mi è piaciuta e il plot twist finale sul futuro di Nikolai è secondo me interessante, se sviluppato bene. Leigh ti prego, ti supplico.

Ora vi lascio, spero che la settimana cominci bene per tutti e buone nomination!

lunedì 4 novembre 2019

Recensione: L'Estate di Sunny, di Jennifer e Matthew Holm

Anche se ho letto sia il primo che il secondo volume la recensione è totalmente spoiler free!

Titolo: L'estate di Sunny
Autore: Jennifer L. Holm and Matthew Holm
Pagine: 224
Prezzo: 15, 50 €
Casa Editrice: Il Castoro

Trama:
Per Sunny questa sarà un'estate diversa: in Florida, con il nonno. Sunny ha grandi piani, dopotutto la Florida è la casa di Disney World! Ma il posto dove vive il nonno non è un proprio un luna park. Anzi, è pieno di persone vecchie. Davvero vecchie! Per fortuna c'è anche Buzz, un ragazzino totalmente ossessionato dai fumetti con cui Sunny vive mille avventure tra alligatori che mangiano palline da golf, gatti fuggiaschi e misteriose sparizioni di vicini. Ma il mistero più grande rimane... perché Sunny si trova in Florida? La risposta è nascosta in un segreto di famiglia che non rimarrà segreto tanto a lungo... 
Voto: 4/5

Quando ho recuperato due anni fa a Bologna il primo volume in inglese di questa graphic novel non gli avevo dato troppo peso. Sembrava carina ma poi l'ho persa di vista nelle librerie e non l'ho ritrovata finché quest'anno a Bologna sono riuscita a recuperare il secondo volume e mi sono imposta di leggerle entro la fine dell'anno. 

Avendola iniziata senza quasi leggere la trama non sapevo veramente cosa aspettarmi e devo confessare che mi ha molto sorpresa. 

Parliamo un attimo dei disegni, che sono opera di Matthew Holm. Non solo Sunny risulta immediatamente simpatica, ma ogni personaggio ti comunica immediatamente qualcosa appena lo vedi apparire sulla pagina. Lo so che sembra ovvio da dire, ma in realtà a me con alcune (poche) graphic novel che ho letto i personaggi risultavano piatti... che è anche il motivo per cui ne ho letti pochi. Non sono i disegni più elaborati che abbiate mai visto, ma Holm ha uno stile molto distinto e adatto al pubblico a cui il fumetto è rivolto. 

Poi io non lo sapevo ma ero sinceramente convinta che Jennifer e Matthew Holm fossero marito e moglie, e invece no! Sono fratello e sorella, artista e autrice rispettivamente. In più si sono ispirati proprio ad una vicenda della loro infanzia nello scrivere Sunny side up e i tre seguiti, cosa che mi ha fatto molto riflettere perché ovviamente c'è tutta una consapevolezza in più nel parlare di Sunny e di quello che le succede.

Infine non voglio spoilerarvi il tema, ma posso dirvi che per me è stato sia inaspettato che trattato molto bene seppur con leggerezza dato il target a cui gli autori si rivolgono.
Il primo volume, che in italiano è "L'estate di Sunny" è stato pubblicato questa estate da Il Castoro, se vi capita di trovarlo in libreria sfogliatelo e magari dategli una possibilità!

giovedì 24 ottobre 2019

The Politician | Netflix

Qualche settimana fa ho visto, tutto d'un fiato, The Politician su Netflix. È un po' che ho nelle bozze la recensione in cui ve ne parlo quindi vediamola!


La prima cosa che mi viene da dire se penso a ciò che ho appena visto è che The Politician è un po' strano. La seconda è che di solito io non vi parlo granché di serie tv, nonostante io ne guardi molte.
Forse perché non sono tanto capace di parlarvi di serie tv in maniera costruttiva ma sicuramente mi piacciono molto e qualcosa nel corso di tutti questi anni di visione l'avrò pure imparata.


The Politician è la storia di un egomaniaco, che però a tratti sembra una persona gentile e invece in altri momenti sembra un sociopatico. Salta alla mente la scena in cui gli viene chiesto se ha pianto perché il finale del film era triste o perché tutti piangono alla fine di quel film e lui risponde "Cosa importa?". Allo stesso tempo però la serie riesce a risultare divertente, triste, fuori di testa e incredibile, tutto nel giro di 40 minuti. Questo credo sia merito di Ryan Murphy, che aveva operato la stessa magia in Glee. Si ringrazia Murphy anche per le scene esteticamente bellissime e simmetriche, che tutti quelli con un po' di OCD apprezzeranno.

Non solo, ma riesce anche ad essere un momento comico, o tragicomico per meglio dire. Tutti i personaggi hanno i loro problemi e sicuramente le situazioni sono drammatizzate fino al ridicolo.


Ora però vorrei parlarvi un pochino del cast. Sono sicura che tutti conoscete già Gwyneth Paltrow, ma anche Jessica Lange o Zoey Deutch. Il mio preferito è però proprio Payton, il protagonista, che è interpretato da Ben Platt. Ben Platt non solo è un bravo attore (lo avevamo visto, poco, in Pitch Perfect e per chi è riuscito ad andare a Broadway in Dear Evan Hansen, ma qui si conferma veramente impressionante in un ruolo che deve essere stato sia divertente da interpretare ma allo stesso tempo complesso) ma è anche un cantante. È la voce straordinaria di Evan ma è anche un artista che, proprio a marzo di quest'anno, ha rilasciato il suo primo album. Andatelo ad ascoltare e non ve ne pentirete. Ryan Murphy di questo è più che consapevole e infatti Payton ci regala qualche canzone all'interno degli 8 episodi che saranno disponibili nei prossimi giorni su tutte le piattaforme.


Che dire, se non che attendo la prossima stagione? Il finale sicuramente è interessante e ho letto che proprio in queste settimane si dovrebbe iniziare a parlare del seguito.

E voi, l'avete vista?

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