Oggi parliamo del secondo romanzo, che però è il prequel!
Titolo: Il Gioco dell'Angelo
Autore: Zafòn
Pagine: 466
Prezzo: 14,00€
Casa Editrice: Mondadori
Trama:
Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.
Ammetto che, purtroppo, Il Gioco dell'Angelo è il libro di Zafòn che ho amato meno di tutti. E i
motivi sono svariati, ma gli riconosco anche diversi pregi.
Una delle cose principali è che, secondo me, gli manca la magia che portava con sé la storia dell'Ombra del Vento. Infatti, benché anche nell'Ombra del vento gli episodi macabri non mancassero, nel Gioco dell'Angelo ho sempre trovato tutto molto oscuro e maligno, con una storia che esce dal reale e sfocia nella magia oscura. Nell'Ombra del Vento, per quanto gli elementi potessero essere bizzarri, tutto viene - più o meno - spiegato in maniera logica (non è il Diavolo che Daniel vede alla finestra, uscito dal libro, ma semplicemente Julian che cede al suo lato teatrale, ad esempio) mentre in questo secondo volume è tutto un po' meno logico e un po' più complicato. E, sarà che sono ancora legata alla stessa opinione della prima volta in cui l'ho letto a 14 anni, ma non era quello che mi aspettavo.
Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.
Al contrario, però, ho apprezzato il tentativo di Zafòn di ritornare a parlare di libri in maniera diversa rispetto a quella che l'aveva portato al successo nel 2001 creando una storia effettivamente differente, senza copiare da sé stesso, benché ci sia qualche rimando a Dorian Gray secondo me. Questa volta non ci troviamo nei panni di un lettore, alla ricerca del suo autore preferito, ma di uno scrittore, alla ricerca del romanzo perfetto.
La gente normale mette al mondo dei figli; noi romanzieri dei libri. Siamo condannati a metterci la vita, anche se quasi mai ce ne sono grati. Siamo condannati a morire nelle loro pagine e a volte perfino a lasciare che siano loro a toglierci la vita.
Un'altra cosa che mi è piaciuta sì e no è il cast di personaggi. Ho odiato, dalla prima all'ultima pagina, il personaggio di Cristina: nessuno può essere tanto insopportabile quanto lei. Al contrario Isabella compensa, dolce e amorevole, nel suo angolo di libro. Ovviamente Isabella è anche il ponte che collega questo volume, ambientato negli anni Venti, al precedente, che ritraeva gli anni Cinquanta, in quanto è proprio lei la madre di Daniel Sempere, mio amato protagonista dell'altro romanzo.
"Sai qual è il bello dei cuori infranti?" Domandò la bibliotecaria. Scossi la testa. "Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi."
Devo dire che è il romanzo di questa serie che mi è rimasto meno nel cuore, L'ombra del vento rimane insuperabile ma spero comunque in questo quarto volume appena pubblicato <3
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