lunedì 19 ottobre 2015

La strada che mi porta a te, di Moriah McStay

Una cicatrice può cambiare tutto?
Titolo: La strada che mi porta a te
Autore: Moriah McStay
Pagine: 383
Prezzo: 14,90€
Casa Editrice: DeAgostini

Trama: 
Una ragazza. Due storie. Un unico amore.
Timida, riservata e con pochi amici. Fiona Doyle ha metà volto sfigurato a causa di un incidente. Riempie montagne di taccuini con i testi delle canzoni che inventa e in cui riversa tutti i suoi sogni, le sue frustrazioni e il suo amore impossibile per Trent, il golden boy della scuola. Vorrebbe trovare il coraggio di esibirsi in pubblico, ma farlo significherebbe mettersi alla mercé degli altri e lasciarsi giudicare solo per le maledette cicatrici che porta sul viso. Qualcosa, però, sta per cambiare… e presto Fiona scoprirà che lei è molto di più di quello che gli altri vedono. 
E se l’incidente non fosse mai accaduto?
Brillante, sicura di sé e con un unico obiettivo: diventare una stella dello sport. Fi Doyle non ha tempo per le storie d’amore, specialmente se a provarci è il suo migliore amico, Trent. Ma quando la fortuna le volta le spalle, costringendola a interrompere la carriera sportiva, Fi si ritrova per la prima volta a fare i conti con se stessa. E con una domanda che potrebbe cambiare il corso della sua vita per sempre: Fi può essere di più di ciò che tutti vedono?

Voto: 3.5/5

E' praticamente impossibile non paragonare questo romanzo a Reflections, uscito per DeAgostini la scorsa primavera. Perché? Beh, perché entrambi parlano dei famosi what if? a cui ognuno di noi pensa ogni tanto. E se quel giorno non fossi andato a scuola, avrei comunque conosciuto tizio? E se i miei avessero deciso di trasferirsi da un'altra parte, come sarei oggi? E se invece di danza da piccola avessi optato per karate, ora dove sarei?

In un certo senso, l'idea di scoprire cosa sarebbe successo con una scelta leggermente diversa è molto affascinante. Ma allo stesso tempo potremmo davvero pentircene, quindi io continuo a godermi le storie degli altri senza rimuginare troppo sulle mie esperienze personali.

Qui, la questione è questa: senza una dolorosa cicatrice a sfregiarle il volto, la nostra protagonista sarebbe stata Fi o Fiona? Fi è la tipica ragazza abbastanza popolare e dedita allo sport (il Lacrosse è praticamente la sua ragione di vita), mentre Fiona, con la sua cicatrice, è molto più chiusa, non può fare nessuno sport e quindi si butta sulla musica con cui cerca di esprimere ogni sentimento che ha. Una cosa piuttosto particolare è che Fi, essendo quella più estroversa delle due, sembra avere meno amici; l'unica amicizia significativa durante l'intero libro è Trent, l'amico d'infanzia, se non vogliamo contare il fratello Ryan, con cui non va granché d'accordo. Al contrario Fiona è più attaccata al fratello e ha più amici, come Lindsey e David, mentre in questa seconda vita Trent è solo la sua cotta del liceo e non lo conosce bene neanche lontanamente.

A primo impatto, la mia preferita delle due versioni è decisamente la timida Fiona, ma ho preferito il finale della storia di Fi. E questo perché? Perché sono stata illusa. Nella trama che leggete qui sopra ad un certo punto si parla di "Un unico amore" e, beh, l'ho trovato un po' fuorviante. Secondo me lascia intendere tutt'altro rispetto a quello che in realtà avviene nel finale del libro.
L'idea che, qualsiasi scelta facciamo, alla fine il vero amore ci troverà comunque era molto più in linea con i miei pensieri rispetto agli enormi cambiamenti che una cicatrice può provocare in una persona.
In ogni caso, la mia preferenza la do a Trent, vi avviso.

Questi libri per me hanno sempre dei pro e dei contro. Adoro vedere due vite scorrere in parallelo, è una cosa che mi porta a riflettere tanto e che mi piace leggere. Allo stesso tempo però mi confonde tantissimo: non so neanche più quante volte ho dovuto fermarmi per rimettere insieme i pezzi e capire quale cosa era successa a Fiona e quale a Fi. Sono spesso distratta e mi capita ogni volta che leggo qualcosa con più punti di vista, e vi assicuro che non è piacevole.

In ogni caso, io questo libro ve lo consiglio. Lo stile è scorrevole, piacevole e non annoia. Certo, bisogna prestare un po' più di attenzione per non farsi sfuggire dei particolari, ma sono davvero curiosa di sapere che cosa ne pensate voi.

Una volta aveva detto a Lucy che se Trent McKinnon fosse stato un gelato, sarebbe stato cioccolato fondente con granella di mandorle, caramello e gocce di cioccolato, ricoperto di zuccherini colorati. David era più il tipo crema, ma non c'era niente di male nella crema. Ne assaggiava sempre un po', quando gliela offrivano.
La crema non avrebbe mai spezzato il cuore a nessuno.
***
Scopri il romanzo in lingua originale qui!

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