Ieri, sabato 14, ho avuto il piacere di conoscere e intervistare Lauren Kate, una persona davvero dolcissima, l'autrice della saga di Fallen che ora è anche un film! Con me c'erano Clary di Words of Books e Nora di Honey, there are never enough books, quindi le domande che trovate sono di tutte e tre, siccome è stata più una chiacchierata che un'intervista rigida. Se siete curiosi, le mie (che sono pure le più sceme) sono contrassegnate con un pallino davanti.
•Per prima cosa, parliamo del film. Sei stata sul set?
Sì, sono stata sul set mentre stavano girando a Budapest, in una castello chiamato Tura Castle. Sono stata lì tre settimane e ho amato ogni singolo momento. Sono stata coinvolta fin dall'inizio, perché sono uno dei produttori esecutivi quindi sono stata ai casting e ho visto tutti quei trailer, tutta la crew, e ho bevuto con loro il caffè durante le pause... C'erano duecento persone in questo Castello che stavano lavorando a questa cosa che era iniziata come una piccolissima idea nella mia testa! E' stato davvero impressionante. Gli attori sono davvero molto talentuosi, hanno molta chimica gli uni con gli altri, e per me questa era la cosa più preoccupante e che speravo riuscisse bene e loro hanno superato le mie aspettative. Adoro anche il regista e penso che sia un bellissimo film, sono molto emozionata.
•Ho un'altra domanda, perché sono una fan di Jeremy Irvine. Cosa ne pensi di lui?
E' grandioso! Ha preso il ruolo così seriamente... ha letto tutti i libri e, sai, Angels in the Dark è uscito davvero da poco; quando ha ottenuto il ruolo non era ancora stato pubblicato, e si è trovato da solo tutte le novelle online. Era molto preso dal cercare di rappresentare al meglio il personaggio... anche dopo che avevo lasciato il set mi faceva delle domande, tipo "Fanno questo, fanno quello? Daniel si sentirebbe così o così?" e quindi penso che sia a lui che a tutti gli altri attori importasse davvero tanto di questo ruolo e lo stanno prendendo come un investimento a lungo termine, sperando di fare cinque film e crescere con questo ruolo. Lui è stato grandioso e credo che chiunque sia rimasto davvero impressionato da lui, dalla sua professionalità, dalla sua intensità, è stato molto bravo... (Guarda la mia faccia adorante e aggiunge:) ed è anche molto carino!
Mi piacerebbe sapere quale parte del libro volevi assolutamente vedere nel film.
Oh, uhm... Ci sono alcuni momenti a cui sono particolarmente attaccata che speravo venissero resi nel modo giusto. Uno di questi è quella specie di flirt iniziare tra Luce e Cam, che nel libro avviene nel cimitero mentre nel film non è nel cimitero ma in una specie di drammatico parco nel campus.
E poi c'è questa chimica tra Jeremy, che fa Daniel, e Allison, che fa Luce, che è davvero particolare, davvero specifica. Ma è fantastico perché lei può benissimo girarsi e fare una scena con Harrison, che fa Cam, ed è una chimica completamente diversa. E' molto più sensuale, più intensa, in un modo diverso. La prima è incredibilmente emozionante, mentre quest'ultima è molto fisica e palpabile. Sono molto soddisfatta del modo in cui hanno fatto quella scena e la chimica è quella giusta.
C'è un'altra scena che volevo tenessero ed è quella del confronto tra Luce e Daniel che nel libro avviene ad una specie di laghetto, mentre nuotano, quando nel film è nella piscina della scuola, ma è molto simile in quanto a peso e importanza, quindi...
Com'è stato vedere i tuoi personaggi nel film?
E' una cosa che aspettavo con ansia. Io ho finito di scrivere Rapture nel 2011 e il film è stato girato nel 2014, quindi erano passati anni da quando avevo finito di scrivere di loro, il che mi aveva dato un po' di distanza e di prospettiva. Mi sentivo come se io avessi già finito con la storia e non fosse più mia, ma piuttosto vostra. Ero preoccupata per voi, i lettori, a cui sono piaciuti i libri. Vi sareste sentiti attaccati al film? L'avreste percepito come una vera incarnazione della serie? E quella è stata la mia più grande curiosità e anche preoccupazione quando sono arrivata sul set. Ma quando me ne sono andata mi sentivo sicura che le persone a cui è piaciuto il libro sarebbero state felici del risultato.
Qual è stato il romanzo che ti ha fatto iniziare a scrivere?
Si intitola Rumore Bianco, di Don DeLillo. L'ho letto in un periodo per cui, all'improvviso, mi è sembrato possibile diventare una scrittrice. Ho sempre scritto per tutta la mia infanzia, da quando avevo sei o sette anni, ma non mi sono mai presa sul serio. Vado sempre nelle scuole e nelle librerie, e parlo agli adolescenti e ai ragazzini di quante ore al giorno passo al computer, di quanto tempo mi ci vuole a scrivere, di cosa faccio quando non riesco a risolvere dei problemi, ma quando ero io l'adolescente non ho mai incontrato nessuno, nessuno scrittore, nessun artista, nessun musicista... non ho mai incontrato nessun adulto che facesse qualcosa di creativo con la sua vita. E quindi non mi è mai sembrato possibile poter creare storie. Ma quando ho iniziato l'università, ho fatto il mio primo corso di scrittura, e stavo leggendo Rumore Bianco e ho semplicemente pensato "Se si può fare, questo è ciò che voglio fare".
Mi piacerebbe sapere qual è l'ultimo libro che hai letto
Si intitola Love and other ways of dying. Ne parlavo anche ieri e non penso che sia già stato pubblicato in Italia, ma spero che lo sarà presto perché è davvero grandioso. Parla della maniera in cui i nostri momenti estatici, come l'amore e la morte, siano così simili. Le parti migliori della nostra vita e quelle peggiori sono così simili pensando a cosa ci fanno passare. Davvero un bellissimo libro. L'autore è Michael Paterniti.
In Angels in the Dark non c'è nessuna storia su Luce e Daniel dopo la fine di Rapture. In futuro leggeremo qualcosa in proposito?
Sai ho scritto una storia a proposito di Luce e Daniel quando stavo scrivendo Unforgiven (ndr: sarà pubblicato il prossimo anno per Rizzoli). E per quanto mi riguarda io so dove sono loro e cosa gli sta succedendo, ma l'ho scritta comunque e ne ho parlato al mio editor a New York e abbiamo deciso di toglierla. Quindi c'è, ma non so se la condividerò coi lettori. Penso che ci sia qualcosa di importante e potente nel fatto che i lettori riescano a capire da soli in che direzione è andata la storia, quindi non voglio dire troppo. Per me, il modo in cui è finito Rapture è quello giusto, quello che ha dato giustizia alla loro storia, ma chi lo sa... magari la farò uscire ad un certo punto.
•Se dovessi scegliere il tuo personaggio preferito tra i tuoi, non solo quelli presenti in Fallen, chi sarebbe e perché?
Cam è sempre stato il mio preferito. E' basato su mio marito quindi per me è stato molto facile innamorarmi di lui.
Parlando del finale di Rapture. Hai mai pensato ad un finale diverso o quello che abbiamo è esattamente come l'avevi pensato all'inizio?
Ho dovuto scrivere il finale di Rapture tre volte per renderlo giusto. Non è in realtà come l'avevo pensato all'inizio, ma è l'unica maniera in cui poteva finire.
Nel nuovo libro, Unforgiven, si parla del personaggio di Cam. Avevi già in mente questa storia per lui quando stavi scrivendo la saga di Fallen o ti è venuta in mente dopo?
In realtà dopo. Fin dall'inizio ho sempre saputo che avrei voluto scrivere la sua storia, dall'inizio di Torment diciamo. Lui è così interessante per me ed è diventato il mio preferito, quindi sapevo che avrei trovato la sua storia e prima o poi l'avrei scritta. Non sapevo quale fosse e non l'ho saputo per un paio d'anni dopo aver finito di scrivere Rapture... stava solo aspettando. Poi una lettrice mi ha scritto una domanda un paio d'anni fa, stavo controllando Passion per risponderle. Stavo rileggendo la scena in cui per la prima volta si incontra Lilith e sappiamo che all'inizio lei ha questa esperienza con Cam che determina tutto quello che poi Cam è diventato. Il Cam che abbiamo incontrato alla Sword&Cross è quel che è perché ha compiuto questo grande cambiamento ed è diventato questa forza oscura proprio a causa di Lilith. E ho realizzato, quando ho scritto di Lilith, che non avevo idea di chi lei fosse, non avevo passato neanche un po' di tempo a pensare a lei, a cercare di capirla. Quindi lei era quella più interessante per me: chi è? perché ha questo potere? E ho compreso la sua storia, ho capito dov'era e cosa le era successo e a quel punto sapevo di dover portare Cam da lei e vedere cosa sarebbe successo.
•In Passion hai scritto le storie di tutte le Luce del passato. Qual è stata quella che hai preferito scrivere? A me piace molto quella ambientata in Italia.
Anche a me piace quella in Italia, e siamo proprio qui! In realtà mi piacciono tutte, sono tutte molto importanti per me. Penso però che quella più emozionante per me sia quella ambientata in Inghilterra, perché è iniziato tutto con quella, nel prologo di Fallen, e nel momento in cui l'ho iniziata a scrivere, come con Lilith, non sapevo nulla di questi personaggi, niente delle loro morti o della loro relazione. Mi è apparso tutto come un'immagine, qualcuno che diceva addio e non sapevo nient'altro di quello che stavano dicendo. E quindi tornare indietro e scrivere l'intera scena (in realtà l'ho scritta tre volte: il prologo, poi quella dal punto di vista di Luce e quella dal punto di vista di Daniel in Passion), mi ha fatto vedere tutto più in profondità...
La mia preferita invece da scrivere è stata quella dal punto di vista di Daniel, quando lui sta guardando se stesso mentre la perde attraverso una finestra. E l'agonia! Quello è stato il momento in cui ho davvero compreso Daniel, mi ci è voluto parecchio tempo, ero a circa metà della serie. Ma è stato quello il momento in cui ho capito qual è la forza, l'intensità di quello che lui stava attraversando.
Puoi dirci qualcosa sul messaggio che volevi lasciare ai lettori?
Sai, ci sono un sacco di temi e concetti con cui lavoro tutto il tempo, immagini a cui faccio riferimento più volte, ma sono molto cauta nel parlare esplicitamente di alcun messaggio ai lettori perché, per prima cosa sono rimasta stupefatta da quante diverse impressioni e reazioni ho ricevuto da lettori da tutto il mondo, ma non voglio limitarli dicendo che il libro parla di questa cosa, che questo è quello che dovresti imparare dal libro. Sai, non ho mai voluto articolare qual è il messaggio dei miei libri. Ovviamente è molto evidente che credo profondamente nel potere dell'amore e in come può trasformarci, e di come dobbiamo fidarci di lui e lasciarlo fare. Ma credo che sia questo il massimo che posso dire parlando di un messaggio.
•Hai mai fatto sogni sui tuoi personaggi?
Moltissimi! Sopratutto quando arrivo alla fine della prima stesura, che di solito è la parte più difficile per me quando scrivo. Amo la parte di revisione e amo rileggere e sentirmi felice mentre lo faccio, ma la prima stesura è un periodo piuttosto oscuro per me e mi sembra sempre che non riuscirò mai a finire il libro. E inizio a sognare molto la storia quando sta per finire questo periodo, soprattutto le ultime due o tre settimane di scrittura. Mi sveglio nel bel mezzo della notte e penso "Oddio, ho capito tutto!" e lo scrivo sul mio telefono o qualcosa del genere. Poi mi sveglio il mattino dopo e quello che ho scritto non ha assolutamente senso.
•Però hai pubblicato un sacco di libri, quindi probabilmente sai cosa stai facendo.
Sì, forse qualcosa che funziona nella mia testa c'è.
•Una curiosità: a Novembre, in America, è il National Novel Writing Month. Hai mai partecipato?
(ndr: è anche conosciuto come NaNoWriMo, ed è un grande evento che dura per tutto il mese di novembre in cui autori già pubblicati e aspiranti scrittori cercano di portare a termine il loro romanzo).
Sono molto impressionata da un sacco dei lettori che hanno partecipato e spero di farlo anche io una volta. Non ci sono mai riuscita per ora, perché in genere i miei libri escono in autunno quindi io sto viaggiando per promuoverli, ma un giorno lo farò. Voi ci avete mai provato?
(•Io volevo farlo quest'anno ma non ce la posso fare...
E' davvero difficile!
•Magari il prossimo anno?
Sì, magari il prossimo anno!)
Magari ti hanno già fatto molte volte questa domande, ma volevo sapere qual è la parte migliore e la peggiore del tuo lavoro.
Uhm, penso che la peggiore sia davvero la prima stesura, tirar fuori la storia per me è una parte importante e non diventa mai più facile! E' strano perché ormai so come vanno le cose, so già che a metà del libro inizierò a sentirmi tremendamente, ma sapere che succederà non aiuta! Credo che le persone che mi stanno vicino riescano a capirlo, e mi dicono "Oh, devi essere a due capitoli dalla fine, sei sempre così quando mancano due capitoli alla fine!". C'è qualcosa di molto spaventoso in tutto questo; sono da sola, a volte faccio leggere il mio lavoro al mio agente, o ad un amico intimo o chiedo a mio marito di leggerlo, ma rimango comunque molto isolata. In ogni altro aspetto della mia vita sono molto socievole e vado d'accordo con molte persone, ma con questo è semplicemente impossibile quindi ogni volta mi sento sul punto di lasciar perdere, ed è quella la parte più difficile: andare avanti.
La parte migliore, non so... ci sono così tante cose che amo, soprattutto nei giorni in cui la scrittura va bene. E poi come dicevo la revisione, in particolare quando riesco a comprendere e risolvere un problema. Prendere una scena che non funziona e qualcos'altro che non funziona, metterli insieme e improvvisamente prende vita, quello è davvero emozionante.
Non sapevo neanche di star scrivendo per un'audience giovane, sapevo solo che stavo scrivendo una certa storia. Ma incontrare i lettori che stavano leggendo i libri e sentire l'entusiasmo che persone come voi hanno è quello che mi ha fatto andare avanti. Ogni volta che sentivo che stavo per abbandonare, cioè ogni volta che scrivo, questo è quello che mi ha fa andare avanti. Penso a momenti come questi, o a qualcuno che ho incontrato in Nashville, Tennessee, o in Australia e mi ricordo delle vostre domande e di quanto vi importa di tutto questo e così riesco ad andare avanti.
•Hai detto che ti isoli molto quando scrivi, quindi la mia domanda è: scrivi a casa oppure, come vedo fare alcuni autori, ti metti in luoghi pubblici, come bar o altro?
Io non ci riesco, no. Ci sono troppi fattori a rischio. Devo essere sempre molto controllata, mi piace il silenzio... in realtà lavoro a casa ma non ho più tanto silenzio, perché ho due bambini urlanti con me. Da una certa parte è molto bello essere in grado di stare con loro, fare una pausa e andare da loro per il pranzo, ma io davvero non posso andarmene... Ho un sacco di amici che dicono "Andiamo tutti insieme e affittiamo una casa in montagna!"
•Sì, ho visto che l'hanno fatto da poco, tipo il mese scorso... ma non penso che potrei mai farlo. (ndr: diversi autori, tra cui Amy Plum e Veronica Roth, hanno affittato una casa in mezzo alle montagne del Colorado per una specie di ritiro tra scrittori, con l'obbiettivo di portare avanti i loro romanzi insieme)
Sì, esatto. In un certo senso suona romantico, andare tutti insieme e passare le giornate insieme, parlarne e confrontarsi, ma sai per me non è così semplice. Non è detto che io sia pronta ad uscire dalla storia alla fine della giornata o parlarne. E' davvero una sfida che dura per mesi e mesi finché non finisce, e solo a quel punto posso andare in montagna!
Però nessuna di voi ha ancora parlato di Teardrop! (ndr: con questa domanda si è inserita la traduttrice di Lauren Kate, Maria Concetta Scotto di Santillio) A me è piaciuto molto, è diverso dalla solita storia di vampiri e angeli... Il mito di Atlantide è comunque una cosa meno conosciuta nel mondo del Fantasy...
Sì. Io sono sempre stata interessata ad Atlantide ma non avevo mai capito come formare una storia, e stavo pensando all'idea di un'apocalisse dell'acqua ma non sapevo come trasformarlo nel genere che di solito scrivo io, che di solito tende molto al tema dell'amore. Quello che mi ha fatto iniziare è stato quando stavo scrivendo tutta questa roba su Atlantide e un giorno stavo finendo di scrivere Rapture e stavo facendo molta fatica con una scena ed avevo toccato il fondo, volevo mollare, e stavo per mollare e stavo per avere un bambino! Mio marito non capiva, non mi stava ascoltando e abbiamo avuto questa lite sul fatto che lui non capiva che per me non riuscire a scrivere questo capitolo era la fine del mondo o che altro. Mentre stavo piangendo lui ha catturato una delle mie lacrime sulla punta del dito e mentre ci stavamo guardando l'ha portata al suo occhio, e ha sbattuto le ciglia. Quindi lui ha preso la lacrima e l'ha portata nel suo corpo e non abbiamo dovuto dire niente dopo questo momento, mi è sembrato di sentire che capisse cosa stavo passando. E questa è anche la prima scena di Teardrop, e si connette al discorso di prima sul potere delle nostre emozioni.
Hai qualche altro progetto in ballo?
Sì, sto lavorando a qualcosa ma non so ancora descriverlo, è troppo presto per parlarne. E' una sorta di romanzo storico ambientato durante una Grande Guerra, ed è una storia d'amore. Ci sono due nemici che si innamorano.
•Lei (la traduttrice) ha detto che non avevamo ancora parlato di Teardrop, ma in realtà non abbiamo parlato neanche di Princess!
Oh, sì! Questo è il mio primo libro, un adattamento del Macbeth di Shakespeare, raccontato dal punto di vista di Lady Macbeth. E' quello che penso succederebbe se Lady Macbeth vivesse ai giorni nostri come un'adolescente a scuola, con la determinazione di diventare qualcuno e allo stesso tempo nascondere tutti i suoi errori durante il percorso in modo che possa continuare a crescere. La gente mi chiede sempre se in Fallen ci sono aspetti autobiografici, e se ci sono parti di me in Fallen, se sono andata in una scuola come quella o se una qualsiasi di queste cose mi sia realmente successa. In realtà, di tutti i miei libri, questo è forse quello più autobiografico. Non che io sia come la narratrice, ma il mondo è molto simile alla scuola superiore a cui sono andata io. Vengo dal Sud e il grande Ballo della scuola era il punto di svolta dell'anno scolastico e l'isteria che prendeva tutta la scuola nel periodo in cui si svolgeva questo singolo evento, la pazzia che ci ha coinvolti tutti sono catturate in questo libro. Quindi in parte sono io e in parte è Shakespeare.
In qualche modo penso che questo sia ciò che mi ha portato a scrivere
Fallen. Perché quando ho scritto questo, tutto ciò che stavo scrivendo al momento era molto diretto, non c'era fantasy, e non ne leggevo neanche molto (di fantasy). Ma ho scritto questo libro e semplicemente lavorando con il Macbeth, dove c'erano le streghe, c'era questa specie di porta che dava sul paranormale e quindi le streghe in questo libro non sono le tipiche streghe ma sono connesse a qualcosa d'altro. E penso che al momento fossi interessata a questo aspetto più che a qualsiasi altra cosa nel libro ed è ciò mi ha attirata nel mondo del fantasy e tutte le possibilità che c'erano, quindi è da qui che è nato
Fallen.
Ed ecco cosa ho portato da far autografare: Fallen e Princess erano d'obbligo, invece Angels in the Dark è un gentile omaggio della Rizzoli, che non finirò mai di ringraziare!