lunedì 30 maggio 2016

Recensione - Ti darò il sole, di Jandy Nelson

Ero emozionatissima per l'uscita di questo volume. 
QUI potete trovare la mia tappa del Blogtour!
Titolo: Ti darò il sole
Autore: Jandy Nelson
Pagine: 486
Prezzo: 17,50€
Casa Editrice: Rizzoli

Trama:
Solo un paio d’ore dividono Noah da Jude, ma a guardarli non si direbbe nemmeno che sono fratelli: se Noah è la luna, solitaria e piena di incanto, Jude è il sole, sfrontata e a proprio agio con tutti. Eppure i due gemelli sono legatissimi, quasi avessero un’anima sola. A tredici anni, su insistenza dell’adorata madre stanno per iscriversi a una prestigiosa accademia d’arte. Tecnicamente è Noah ad avere il posto in tasca – è lui quello pieno di talento, il rivoluzionario, l’unico che nella testa ha un intero museo invisibile – e invece in un salto temporale di tre anni scopriamo che è Jude ad avercela fatta, ma anche che i due fratelli non si parlano più, che Noah ha smesso di dipingere, che si è normalizzato, e che Jude si è ritirata dal mondo che tanto le calzava a pennello. Cos’ha potuto scuotere il loro legame così nel profondo?In un racconto a due voci e a due tempi, Noah e Jude ci precipitano tra i segreti e le crepe che inevitabilmente si aprono affacciandosi all’età adulta, ma anche nelle coincidenze che li risospingono vicini, laddove, forse, il mondo può ancora essere ricucito.

Voto:

Come mi è piaciuto questo libro? Lasciatemi contare i modi. (Semicit.)

Mi è piaciuto che affrontasse tanti temi complicati insieme: dalla morte di un genitore, al tradimento, allo scoprire o rimanere chiusi in se stessi e nascondersi. E sono tutti trattati in modo dolce ma allo stesso tempo forte e sempre presenti.
Mi è piaciuto il fatto che parli di due gemelli in maniera un po' anti convenzionale: un maschio e una femmina, che si scambiano letteralmente i ruoli ad un certo punto della storia e poi capiscono che non devono per forza essere due opposti ma possono essere tutto ciò che vogliono.
Mi è piaciuto che Jandy Nelson sia tornata a scrivere: avevo adorato il suo The sky is everywhere e non vedo l'ora che sforni un nuovo romanzo, visto che I'll give you the sun - titolo originale - risale già al 2014.
E mi è decisamente piaciuto ritrovare una citazione di Keats, il mio poeta preferito, all'inizio del volume.

Noah e Jude sono due gemelli inseparabili, tanto in sintonia che non possono giocare a morra cinese perché tutti e due pensando sempre alla stessa cosa, quando tutt'a una serie di complicazioni sconvolge la loro vita: una grande perdita e, non meno importante, la crescita che li porta a fare scelte sbagliate che però loro sul momento ritengono giusto, come tutti gli adolescenti.

Il libro è sostanzialmente diviso in due parti che continuano ad alternarsi in capitoli lunghissimi (anche cento pagine per alcuni). C'è la parte narrata dalla voce di Noah, gracchiante per il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, che racconta degli eventi a cavallo del periodo in cui i gemelli avevano tra i tredici e i quattordici anni. E poi c'è Jude, che racconta del presente quando, a sedici anni, i due fratelli che Noah ci aveva mostrato nelle prime pagine sono completamente spariti, andati, ka-bum! Noah era quello introverso, un po' strambo, che non sa davvero cosa fare se non dipingere e che poi diventa completamente e assolutamente normale. E invece Jude era quella spericolata, che vuole andare alle feste e che invece poi vorrebbe solo essere invisibile. Almeno fino a che Oscar non entra nella sua vita, e con lui un misterioso scultore.

A proposito della suddivisione in capitoli prima e dopo... a me la cosa lascia sempre sulle spine. Lo so che è questo l'intento degli autori quando li inseriscono, farci arrivare al punto focale del romanzo mentre lo scoprono i personaggi stessi, ma non sempre mi convince del tutto. Qui devo dire che qualche plot twist che i gemelli proprio non avevano visto arrivare in realtà erano già evidenti da miglia di distanza.

Allo stesso tempo, però, ho adorato la narrazione di Jude, del presente, con le sue sculture che si rompono e i consigli strampalati tratti dalla Bibbia scritta dalla nonna. Forse perché era un po' più grande, forse perché era già stata colpita da tutte le tragedie e quindi aveva avuto modo di maturare, di essere meno egoista di Noah, non so bene. Noah, per lo meno il Noah quattordicenne, mi è sembrato un po' troppo concentrato su di sé, un po' troppo lunatico: un minuto prima pensa una cosa e poi tutto il contrario. Forse è il suo essere artista, con i suoi meravigliosi quadri e ritratti (le descrizioni che fa di opere, colori o di quando disegna sono stupendi), o la paura di non essere accettato a renderlo così. Così reale.
E con lui tanti altri personaggi: la mamma, che in realtà è quella che mi piaceva di più all'inizio ma non ho amato particolarmente per alcune decisioni; il padre, che alla fine ho letteralmente adorato; la nonna, sebbene sia un fantasma, perché chiama il Signora Clark Gable; Oscar, perché la giacca di pelle non può nascondere la sofferenza; e Gulliermo e Ben e tutti gli altri. Un cast di personaggi diverso e ricco, tutto da scoprire.

Ci sono persone che sono fatte per stare nella stessa storia

2 commenti:

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